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Andrea Piersanti

Il tramonto della vecchia televisione commerciale.

Disintermediazione tecnologica e abbattimento delle frontiere fra le piattaforme di distribuzione sono solo le due punte di un iceberg che finirà per modificare radicalmente le strategie politiche e culturali e i modelli di business della tv del futuro. I cambiamenti ormai sono diventati frenetici. Il rischio di una globalizzazione dell'indifferenza.

Che fine ha fatto la Tv italiana? L'industria televisiva innova ben poco.

Nelle analisi internazionali su tendenze e innovazione, l’Italia è assente. Secondo un recente report di “Nota - New ON The Air”, il servizio di monitoraggio del sistema televisivo di “Eurodata Tv Worldwide”, nel 2015 sono stati inventati più 8500 programmi nuovi. Nei 44 Paesi monitorati da “Nota”, più della metà dei nuovi programmi sono creazioni originali locali. Le serie tv rappresentano il 40%, i factual e documentari il 37% e i programmi di intrattenimento il 23%. Il confronto con le produzioni del 2015 nel nostro Paese è imbarazzante. Si pensa alle nomine. Si discute del canone. Sono temi che appartengono alla preistoria della tv. La sfida delle Telco.

Globalizzazione, rivoluzione digitale, guerra commerciale: le mire espansionistiche della politica digitale Usa

Tra i colossi di Silicon Valley e la politica Usa ormai è alleanza stretta. Anche i meccanismi elettorali sono direttamente influenzati dalle attività digitali. L'obiettivo comune è riproporre in chiave digitale l'influenza globale avuta dagli Usa fino ad oggi nel mondo dell'economia (e della politica) reale. Negli ultimi otto anni l’economia digitale americana si è già espansa globalmente. Ad opporsi sono rimasti però i mercati più interessanti: Russia e Eurasia, Cina, India e far East. In Cina, solo pochi giorni fa, il governo ha bloccato tutte le attività di commercio elettronico di libri, musica e film della Apple, inibendo l’uso di iBookstore e di iTunes Movies. Alibaba, il più credibile concorrente asiatico dello strapotere dei giganti di Silicon Valley, sta spendendo tutte le sue energie per stipulare alleanze strategiche con il mercato europeo della qualità enogastronomica e del design. In Europa è lo stesso. I colossi Usa vorrebbero usare l'Unione come una testa di ponte (purché non esca la Gran Bretagna). Quale sarà la risposta? La forza e la determinazione dell'Ue non sono le stesse della Cina. Anche dal punto di vista delle potenzialità di concorrenza. Basti pensare che, secondo uno studio condotto dalla società di consulenza Roland Berger, il valore complessivo delle prime dieci società statunitensi del web ammonta a quasi 1800 miliardi di euro contro i 29 miliardi del fatturato complessivo di tutte le aziende digitali europee.

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