Tra i colossi di Silicon Valley e la politica Usa ormai è alleanza stretta. Anche i meccanismi elettorali sono direttamente influenzati dalle attività digitali. L'obiettivo comune è riproporre in chiave digitale l'influenza globale avuta dagli Usa fino ad oggi nel mondo dell'economia (e della politica) reale. Negli ultimi otto anni l’economia digitale americana si è già espansa globalmente. Ad opporsi sono rimasti però i mercati più interessanti: Russia e Eurasia, Cina, India e far East. In Cina, solo pochi giorni fa, il governo ha bloccato tutte le attività di commercio elettronico di libri, musica e film della Apple, inibendo l’uso di iBookstore e di iTunes Movies. Alibaba, il più credibile concorrente asiatico dello strapotere dei giganti di Silicon Valley, sta spendendo tutte le sue energie per stipulare alleanze strategiche con il mercato europeo della qualità enogastronomica e del design. In Europa è lo stesso. I colossi Usa vorrebbero usare l'Unione come una testa di ponte (purché non esca la Gran Bretagna). Quale sarà la risposta? La forza e la determinazione dell'Ue non sono le stesse della Cina. Anche dal punto di vista delle potenzialità di concorrenza. Basti pensare che, secondo uno studio condotto dalla società di consulenza Roland Berger, il valore complessivo delle prime dieci società statunitensi del web ammonta a quasi 1800 miliardi di euro contro i 29 miliardi del fatturato complessivo di tutte le aziende digitali europee.