
A pochi giorni dal travagliato accordo raggiunto dall’Euro Summit del 12 luglio, può essere utile riepilogare alcuni numeri dell’andamento dell’economia della Grecia dal 2009 al 2014, con un confronto tra i principali paesi europei colpiti dalla crisi dei debiti sovrani (i cosiddetti PIIGS: Portogallo; Irlanda, Italia, Grecia e Spagna). La fonte delle statistiche è il database AMECO della Commissione europea.
Da quando nell’ottobre 2009 il premier socialista Papandreou annunciò un deficit più che doppio rispetto alle previsioni del precedente governo conservatore, la Grecia ha ricevuto un massiccio supporto finanziario da Eurozona e FMI (226,7 miliardi di prestiti erogati, a cui van aggiunto l’haircut del 53,5% applicato a 197 miliardi di euro di titoli detenuti da privati), condizionato all’attuazione di due severi programmi di aggiustamento dei conti pubblici (il primo nel maggio 2010 e il secondo nel marzo 2012). La “cura da cavallo” imposta alla Grecia dalla Troika UE-BCE-FMI – ben più dura di quelle somministrate agli altri PIIGS – si è rivelata sotto molti profili fallimentare.
I conti pubblici tra il 2009 e il 2014
Tra il 2009 e il 2014 le entrate pubbliche totali della Grecia si sono ridotte del 10,9%. Questo andamento negativo è fondamentalmente legato alla depressione dell’economia. L’aumento di 7 punti in rapporto al PIL – un dato nettamente superiore a quello degli altri PIIGS – deriva dall’”effetto denominatore”. Nel 2009 il peso delle entrate in Grecia era contenuto. Cinque anni dopo è solo di poco inferiore all’elevatissimo 48,1 per cento italiano.
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Entrate totali |
Miliardi Euro |
% PIL |
||||
|
2009 |
2014 |
2009 |
2014 |
Δ 09-14 |
||
|
Grecia |
92,0 |
82,0 |
-10,9% |
38,7 |
45,8 |
7,0 |
|
Irlanda |
56,5 |
64,7 |
14,5% |
33,6 |
34,9 |
1,3 |
|
Italia |
721,8 |
777,2 |
7,7% |
45,9 |
48,1 |
2,2 |
|
Portogallo |
70,9 |
77,0 |
8,6% |
40,4 |
44,5 |
4,1 |
|
Spagna |
375,6 |
399,7 |
6,4% |
34,8 |
37,8 |
3,0 |
Il taglio della spesa pubblica al netto degli interessi è stato impressionante: -30,1% nel quinquennio, contro una riduzione del 15,3% in Irlanda, del 10,3% in Spagna e dell’8,1% in Portogallo e un lieve aumento in Italia (+2,2%). Nel 2009 il livello della spesa primaria greca era sostanzialmente fuori controllo, sfiorando il 50 per cento del PIL. In cinque anni si è registrato un calo di 3,6 punti in rapporto al prodotto interno lordo.
|
Spesa primaria |
Miliardi Euro |
% PIL |
||||
|
2009 |
2014 |
2009 |
2014 |
Δ 09-14 |
||
|
Grecia |
116,4 |
81,4 |
-30,1% |
49,0 |
45,4 |
-3,6 |
|
Irlanda |
76,5 |
64,8 |
-15,3% |
45,5 |
35,0 |
-10,6 |
|
Italia |
735,2 |
751,1 |
2,2% |
46,7 |
46,5 |
-0,2 |
|
Portogallo |
82,9 |
76,1 |
-8,1% |
47,2 |
44,0 |
-3,2 |
|
Spagna |
475,5 |
426,6 |
-10,3% |
44,1 |
40,3 |
-3,8 |
Il saldo primario tra il 2009 e il 2014 è nettamente migliorato. Nel 2009 la Grecia era sull’orlo della bancarotta, con un saldo negativo di 10,3 punti di PIL (e un indebitamento netto pari a 15,3 punti). Cinque anni dopo i conti sono tornati in (leggero) avanzo primario, con una variazione positiva di 10,6 punti, superata solo da quella dell’Irlanda e nettamente migliore dei dati del Portogallo (7,3 punti), Spagna (6,7 punti) per non parlare dell’Italia (2,5 punti).
La manovra di aggiustamento dei conti pubblici (misurata dalla variazione del saldo primario corretto per l’andamento del ciclo economico) è stata pari in Grecia a 15,1 punti di PIL in cinque anni, molto più ampia di quelle degli altri PIIGS: più di una volta e mezzo la manovra irlandese e quasi il doppio di quelle attuate in Portogallo e Spagna.
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Saldo primario |
Nominale (% PIL) |
Corretto per il ciclo (% PIL pot.) |
||||
|
2009 |
2014 |
Δ 09-14 |
2009 |
2014 |
Δ 09-14 |
|
|
Grecia |
-10,3 |
0,4 |
10,6 |
-10,2 |
4,9 |
15,1 |
|
Irlanda |
-11,9 |
-0,1 |
11,8 |
-9,5 |
-0,1 |
9,3 |
|
Italia |
-0,9 |
1,6 |
2,5 |
1,4 |
3,9 |
2,5 |
|
Portogallo |
-6,8 |
0,5 |
7,3 |
-5,2 |
3,1 |
8,3 |
|
Spagna |
-9,3 |
-2,5 |
6,7 |
-7,4 |
0,9 |
8,3 |
Un’austerità controproducente
Questa terapia d’urto ha provocato un vero e proprio tracollo dell’economia: in cinque anni il PIL - sceso in tutti i PIIGS – in Grecia è crollato del 22%. Senza paragoni sono anche i dati relativi all’occupazione (-19,1%), alla disoccupazione (passata dal 9,6% al 26,5%) e alle persone a rischio di povertà (cresciute dal 27,6% al 36% della popolazione totale).
|
|
PIL |
Occupati |
% disoccupazione |
% a rischio di povertà |
||||
|
|
2009 |
2014 |
Δ 09-14 |
2009 |
2014 |
Δ 09-14 |
||
|
Grecia |
-22,0% |
-19,1% |
9,6 |
26,5 |
16,9 |
27,6 |
36,0 |
8,4 |
|
Irlanda |
7,2% |
-2,4% |
12,0 |
11,3 |
-0,7 |
25,7 |
29,5 |
3,8 |
|
Italia |
-2,6% |
-2,3% |
7,7 |
12,7 |
5,0 |
24,7 |
28,1 |
3,4 |
|
Portogallo |
-4,7% |
-8,7% |
10,7 |
14,1 |
3,4 |
24,9 |
27,5 |
2,6 |
|
Spagna |
-2,5% |
-9,1% |
17,9 |
24,5 |
6,6 |
24,7 |
29,2 |
4,5 |
Le importazioni di beni e servizi a prezzi 2010 sono fortemente diminuite (-17,5%), a differenza degli aumenti registrati negli altri PIIGS. Di converso, la reattività delle esportazioni (+17,8%) è stata in Grecia molto inferiore a quella degli altri Paesi, evidenziando una volta di più la debolezza competitiva del sistema produttivo ellenico.
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|
Import B+S |
Export B+S |
Saldo partite correnti (% PIL) |
||
|
|
2009 |
2014 |
Δ 09-14 |
||
|
Grecia |
-17,5% |
17,8% |
-13,3 |
-2,2 |
11,1 |
|
Irlanda |
24,7% |
33,5% |
-3,1 |
6,2 |
9,2 |
|
Italia |
3,2% |
24,2% |
-1,9 |
2,0 |
3,9 |
|
Portogallo |
5,1% |
33,3% |
-10,1 |
0,5 |
10,6 |
|
Spagna |
6,5% |
29,2% |
-4,3 |
0,6 |
4,9 |
Nel complesso, lo squilibrio delle partite correnti si è fortemente attenuato, passando dal 13,3 per cento al 2,2 per cento del prodotto interno lordo, con un progresso di 11,1 punti (il dato migliore tra i PIIGS).
Il collasso dell’economia greca ha compromesso ogni sforzo di contenimento del debito pubblico, che in termini nominali è rimasto sostanzialmente invariato ma in rapporto al PIL è “esploso” dal 126,8 per cento del 2009 al 177,1 per cento del 2014.
|
Debito pubblico |
Miliardi Euro |
% PIL |
||||
|
2009 |
2014 |
2009 |
2014 |
Δ 09-14 |
||
|
Grecia |
301,0 |
317,1 |
5,3% |
126,8 |
177,1 |
50,3 |
|
Irlanda |
104,7 |
203,3 |
94,2% |
62,3 |
109,6 |
47,4 |
|
Italia |
1769,8 |
2134,9 |
20,6% |
112,5 |
132,1 |
19,6 |
|
Portogallo |
146,7 |
225,3 |
53,6% |
83,6 |
130,2 |
46,6 |
|
Spagna |
568,7 |
1033,9 |
81,8% |
52,7 |
97,7 |
45,0 |
Secondo i dati del FMI, relativi a 183 Paesi, in rapporto al PIL quello greco è il secondo debito pubblico al mondo, superato solo da quello del Giappone. Nota bene: senza l’haircut del 2012 (pari a circa 105 miliardi) il debito pubblico greco a fine 2014 avrebbe superato i 420 miliardi di euro, sfiorando il 240 per cento del PIL.
Conclusioni
Nonostante due imponenti programmi di salvataggio la Grecia oggi è nuovamente vicina al collasso economico e finanziario.
Sulle cause di questo fallimento si è sviluppato un aspro dibattito, che chiama in causa fattori come la tempistica degli interventi (tardiva), l’austerità draconiana imposta alla Grecia (insostenibile), la scarsa competitività del sistema economico e l’arretratezza della pubblica amministrazione, i limiti (per usare un eufemismo…) della classe politica, i ritardi e le resistenze nell’implementazione delle riforme.
Molto istruttivo, in proposito, è il botta e risposta tra il direttore del dipartimento di ricerca del FMI Olivier Blanchard, intervenuto in difesa delle scelte del Fondo, e l’economista Ashoka Modi del think tank Bruegel (in passato vice direttore del dipartimento europeo del FMI).
La permanenza della Grecia nella zona Euro – un esito non scontato, alla vigilia dell’Euro Summit - è una buona notizia per i greci e per tutti gli europei. La “Grexit” avrebbe infatti messo radicalmente in discussione l’irreversibilità della moneta unica, aprendo la strada ad esiti imprevedibili e potenzialmente disastrosi.
Il nuovo programma di salvataggio dovrebbe impegnare risorse tra 82 e 86 miliardi, in cambio di un ulteriore e variegato elenco di tagli, inasprimenti fiscali e riforme “strutturali” (dall’adozione del codice di procedura civile alla liberalizzazione dei lattai e dei panettieri…). Il rischio è quello della replica di un film già visto: una dose di austerità tanto severa quanto controproducente. Alcuni segnali di discontinuità sono visibili, a partire dal piano della Commissione UE per investire oltre 35 miliardi fino al 2020 per sostenere l’economia greca. Ma lo stesso FMI giudica necessario un intervento di alleggerimento del debito ben più rilevante di quello prospettato dall’accordo siglato nell’Euro Summit.
C’è da augurarsi che a Bruxelles, a Francoforte e ad Atene si tenga conto delle lezioni del passato, cambiando rotta rispetto agli errori che hanno portato la Grecia e l’Europa in questa drammatica situazione.
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