Pubblicato su InPiù.
Scarsissima attenzione è stata dedicata negli ultimi 10 anni al vero e proprio massacro cui è stato sottoposto il nostro sistema fiscale da interventi sporadici, frammentari, incoerenti, inappropriati, volti a soddisfare richieste estemporanee e settoriali. L’ultimo esempio è l'introduzione della cosiddetta flat tax per i soli contribuenti con partita Iva, con la forfettizzazione del prelievo al 15% calcolato, sulla base dei ricavi, in sostituzione di Iva, Irpef, addizionali regionali e comunali. L’irrazionalità di tale intervento, le disparità di trattamento che esso determina a carico dei lavoratori dipendenti e pensionati, gli incentivi perversi sul mercato del lavoro, sono stati segnalati, ma non hanno provocato particolari reazioni, neanche da parte dei sindacati, e men che mai dal PD, a dimostrazione che purchè si dia il messaggio che le tasse si stanno riducendo, qualsiasi cosa va bene.
E’ in questo contesto che si inserisce un’altra ipotesi di cui hanno parlato i giornali nei giorni scorsi, e cioè la proposta della Lega di estendere la tassazione con l’aliquota del 15% ai contribuenti (anche in questo caso lavoratori autonomi e piccole imprese) ai maggiori proventi dichiarati purchè l’incremento rispetto alla dichiarazione precedente sia almeno del 10%. A prima vista potrebbe apparire una misura volta ad incentivare e premiare i contribuenti con risultati economici più brillanti e quindi a stimolare la produzione e la crescita economica. In realtà si tratta più semplicemente di un condono generalizzato che consente di risolvere ogni pendenza col fisco per tutte le imposte, pagando il 15% dell’imponibile che viene fatto emergere. La misura sarebbe giustificata dalla necessità di trovare entrate sufficienti a sterilizzare per alcuni anni le clausole di salvaguardia ed evitare interventi più traumatici o semplicemente impossibili politicamente. Piuttosto che elezioni anticipate, meglio un condono. I 5S se ne faranno una ragione.
Ma l’aspetto più interessante della vicenda è di natura sociologica, perché ci fa comprendere come la costituency politica ed elettorale dell'attuale maggioranza (sia Lega che 5S) è rappresentata prioritariamente dalla piccola borghesia più o meno produttiva che fatica sempre di più ad andare avanti, che non ha senso dello Stato, e non è abituata a, né vuole, rispettare le regole fiscali e contributive e non è disposta a pagare allo Stato più che una cifra molto ridotta: il 15%, appunto. Questo fa capire meglio anche il motivo del cosiddetto federalismo differenziato, perché ridurre le tasse e mantenere i livelli attuali di welfare nelle condizioni attuali non è possibile, e quindi si cerca di ottenere più risorse almeno per le Regioni in cui la Lega è più forte e radicata. Un tempo questi ceti erano organizzati e controllati da partiti nazionali responsabili, ancora fino a pochi anni fa erano egemonizzati da Forza Italia che esprimeva piuttosto gli interessi dei ceti benestanti e della grande impresa, ora governano direttamente, manifestando pienamente la loro frustrazione e il loro desiderio di rivalsa. Ma se le cose stanno così non potranno andare molto lontani. Sarebbe comunque interessante capire se la sinistra ha qualche idea in proposito.
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