Il divario tra Nord e Sud si amplia ancora. Lo rende noto l’Istat, pubblicando “Misure del benessere equo e sostenibile dei territori”. "Al Nord – si legge nella nota per la Stampa -, nel 2016 il reddito medio di un lavoratore dipendente è stato di circa 24.400 euro contro i 16.100 euro di un lavoratore del Mezzogiorno", con "una differenza di oltre 8mila euro annui". Le retribuzioni sono cresciute ma con velocità diverse: "il divario iniziale, che nel 2009 misurava 6.300 euro a vantaggio del Nord sul Mezzogiorno, si è dunque ulteriormente accentuato. Il reddito da lavoro dipendente nella provincia al vertice della classifica, Milano, è circa due volte e mezzo quello della provincia in fondo alla classifica, Vibo Valentia.
A Vibo Valentia, infatti, la retribuzione media annua si ferma a 12.118 mentre a Milano sale fino a 29.628. L’Istituto di statistica fa inoltre notare come le differenze territoriali siano "meno marcate guardando all'importo medio annuo delle pensioni, pari a circa 17.700 euro in Italia nel 2015, più elevato al Centro (18.800 euro circa) e più basso al Mezzogiorno (15.600 euro circa)".
La distanza tra il settentrione d’Italia e il Mezzogiorno si manifesta anche nella speranza di vita. Nel 2016 la speranza di vita alla nascita è di 82,8 anni a livello nazionale con una differenza di un anno tra Nord e Sud che – scrive l’Istat - "si amplifica fino a 3,4 anni tra la provincia di Caserta (80,7) e il territorio della città metropolitana di Firenze (84,1)". Un dato meno scontato risulta quello relativo alla diversa articolazione della speranza di vita nel Nord-Ovest: "da una parte Lombardia e Liguria, su livelli medio-alti, dall'altra Piemonte e Valle d'Aosta, dove molte province si collocano nella coda della distribuzione nazionale insieme a quelle piu' svantaggiate del Mezzogiorno". Lo studio Istat affronta quindi l’annosa questione di quei giovani che non studiano e non lavorano. "Nel 2016, in media il 24,3% dei giovani tra i 15 e i 29 anni non ha lavorato ne' studiato". I cosiddetti Neet, appunto, ('not in education, employment or training'), "sono il 17 per cento al Nord, il 20,4 per cento al Centro e il 34,2 per cento nel Mezzogiorno, con evidenti differenze tra le province di tutte le aree geografiche", raggiungendo valori tra i più elevati "nelle città metropolitane di Palermo è al 41,5 per cento Catania al 40,1 per cento, Messina al 38,5, Napoli al 37,7 e Reggio Calabria al 36,8% per cento". I dati diffusi dall’Istat si soffermano inoltre anche sul numero complessivo di laureati e sul tasso degli omicidi.
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