Mentre l’opinione pubblica è stata costretta in queste ore a occuparsi del sistema di voto online del Movimento 5 stelle, la famosa piattaforma Rousseau, perché da essa sembrava dipendere la vita dell’esecutivo gialloverde, altre più dense nubi si andavano ad addensare sul nostro Paese.
Oggi sono arrivati, infatti, i dati sull’industria. Il 2019 rischia di chiudere in forte calo per quanto riguarda il fatturato industriale. A mettere sul chi vive il sistema paese è l’Istat che ha divulgato i dati relativi all’ultimo trimestre del 2018. Secondo l’istituto di statistica nel quarto trimestre “l’indice complessivo ha registrato un calo dell’1,6%” rispetto a quello precedente. Anche gli ordinativi hanno registrato una diminuzione congiunturale sia rispetto al mese precedente (-1,8%), sia nel complesso del quarto trimestre rispetto al precedente (-2,0%). La flessione del fatturato ha colpito sia il mercato interno -2,7 per cento sia, anche se in modo più marcato, quello estero -4,7 per cento. “La flessione degli ordinativi – si legge nella nota diffusa dall’Istat - è la sintesi di un incremento delle commesse provenienti dal mercato interno (+2,5%) e di una marcata contrazione di quelle provenienti dall’estero (-7,4%)”.
Brutte notizie anche sul commercio con l’estero. I dati, sempre divulgati dall’Istat il 15 febbraio, mostrano una contrazione a dicembre 2018 che risulta più intensa per le esportazioni (-2,3%) che per le importazioni (-1,0%). “La diminuzione congiunturale dell’export – scrive l’Istat nel comunicato stampa - è da ascrivere al netto calo delle vendite verso i mercati extra Ue (-5,6%) mentre l’area Ue registra una contenuta crescita (+0,5%)”. Visto l’andamento congiunturale, insomma, è possibile che il 2019 si chiuda con una crescita zero se non addirittura con un segno negativo. Occorrerebbe mettere in campo misure di grande impatto. Dal grande piano di investimenti pubblici e privati per la messa in sicurezza del territorio, fino al rilancio di quelle politiche miranti alla fedeltà fiscale che con le moderne tecnologie permetterebbero un rapido recupero di risorse dall’evasione. Del resto la lotta all’evasione, come ha scritto più volte il Presidente del Nens, Vincenzo Visco, è uno dei temi meno trattati dell’attuale fase politica. Eppure “varrebbe 8 punti di Pil, il 20 per cento delle entrate fiscali e il 30 Per cento di quelle tributarie”. Le proposte sono note e sono leggibili qui (Visco Giugno 20018). Il governo e la maggioranza sembrano, invece, impegnati prevalentemente alla preparazione della campagna elettorale per le europee. E il tempo perduto aumenta.
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