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Cambridge Analytica: Zuckerberg di fronte a Senato e Congresso, "Servono regole"

13/04/2018
La Commissaria europea alla Giustizia Jourova ringrazia Zuckerberg per la pubbilicità al Regolamento per la garanzia dei dati personali della Ue

Il 17 marzo 2018 grazie al New York Times e a The Observer, ha ufficialmente preso il via lo scandalo “Cambridge Analytica”, la società di comunicazione politica che avrebbe rubato 87 milioni di profili di utenti Facebook allo scopo di produrre campagne mirate per partiti o cause conservatrici. I vertici di CA sono anche stati registrati da telecamere nascoste mentre cercavano di vendere a finti clienti tecniche di distruzione dell’immagine pubblica di avversari politici attraverso l’uso di prostitute e corruzione. Il Guardian di Londra ha inoltre portato alla luce la notizie secondo cui Facebook sarebbe stata a conoscenza dell’utilizzo dei dati dei propri utenti da ben due anni.
Nei giorni scorsi Mark Zuckerberg è stato chiamato a rispondere di fronte al Senato e al Congresso alle domande di senatori e rappresentanti della Camera. Se nel primo giorno di audizione aveva potuto rispondere alle domande dei senatori in modo sereno e disinvolto, anche per via di una certa impreparazione dei rappresentanti del Senato, nel secondo giorno Zuckerberg ha dovuto ammettere – come riportato dall’Agi – “che giunti al momento attuale è inevitabile dare delle regole" all'economia di Internet, e all'uso dei dati personali, apprezzando apertamente il Gdpr dell'Ue (il regolamento per la garanzia dei dati personali della Ue che entrerà in vigore il prossimo 25 maggio) e annunciando che sarà usato in tutto il mondo. "Quello che apprezzo del Gdpr", ha sottolineato ancora Zuckerberg, è che "consente agli utenti di essere sempre in controllo dei dati che condividono con le aziende, di cosa viene fatto con quei dati e eventualmente di cancellarli. Ci sarà anche un consenso speciale per quello che riguarda le tecnologie del riconoscimento facciale degli utenti". Alla domanda se anche i suoi dati personali siano stati venduti a 'malevole terze parti' insieme a quelli di 87 milioni di americani colpiti dal caso Cambridge Analytica, ha risposto sì, riconoscendo inoltre che "ci vorranno molti mesi per indagare le app che hanno preso i dati" da Facebook, in un numero indagato generalmente con "decine di migliaia di app”. Zuckerberg ha inoltre riconosciuto il fatto che Facebook va ormai considerata come una media company. "Noi siamo una azienda tecnologica", ha detto Zuckerberg, "perché il nostro lavoro è principalmente fatto da ingegneri e ci rivolgiamo alle imprese. Ma ora so che siamo responsabili anche dei contenuti pubblicati sulla nostra piattaforma quindi sì, siamo una media company".
Nella giornata di ieri l’amministratore delegato di Cambridge Analytica è stato rimosso dall’incarico. La questione della privacy degli utenti delle varie piattaforme social è divenuta centrale nel dibattito politico degli ultimi mesi anche per le reiterate accuse di hackering del cosiddetto “russiagate” che avrebbe condizionato la campagna elettorale che portò all’elezioni di Donald Trump. Accuse sempre respinte con forza dalle autorità russe.
I dati dei cittadini di tutto il mondo dovranno essere trattati in modo diverso in futuro se le democrazie occidentali vorranno realmente restare autonome e capaci di garantire la libera scelta dell’offerta politica ai propri cittadini. Ma il caso Facebook ha posto al centro dei media e dei cittadini una questione spesso appannaggio di esperti legulei, tanto da portare la commissaria europea alla Giustizia Vera Jourova a dichiarare: "Grazie signor Zuckerberg. Stavo pensando a quale potesse essere la migliore campagna per pubblicizzare il GDPR, ha spiegato Jourova. "Ora e' fatta. Grazie ancora".
 

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