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Calano le presenze negli asili nido. Colpa della crisi, dice Maria Cecilia Guerra, che invita ad applicare subito la nuova Isee

30/07/2014
I bambini che usufruiscono di asili nido variano dal 3,6 per cento dei residenti fra 0 e 2 anni al Sud al 17,5 al Centro. Guerra avverte: "La possibilità di conciliare lavoro e cura della famiglia passa inevitabilmente per il non smantellamento di questi servizi”.

“Dobbiamo sperare che entri in vigore quanto prima possibile la riforma dell’Isee, perché fenomeni come il calo degli iscritti agli asili nido rivela che vi sono difficoltà economiche, persone che perdono il posto di lavoro. Con la nuova Isee se ne potrebbe tenere conto, aiutando le famiglie a beneficiare dei servizi”. Maria Cecilia Guerra, la senatrice del Pd che da viceministro del governo Letta ha curato proprio la riforma dell’Isee, già pronta per entrare in vigore, commenta così i dati significativi pubblicati dall’Istat sugli asili nido comunali.

Le cifre sono significative. Negli anni 2011 e 2012, per la prima volta dal 2004, è calato il numero di bambini iscritti negli asili nido comunali (-0,04 per cento nel 2011 e -1,4 per cento nel 2012).

L’Istat ha segnalato che, rispetto al 2004 (grazie al piano nidi varato da Rosi Bindi nel biennio 2006-2008 e all’utilizzo dei fondi per il Sud con obiettivi di servizio ndr), l'offerta di asili nido da parte dei comuni italiani è cresciuta, passando dal 32,8 per cento nel 2003/04 al 50,7 del 2012/13. Ma ha anche rilevato che le differenze territoriali sono rimaste fortissime: i bambini che usufruiscono di asili nido comunali o finanziati dai comuni variano dal 3,6 per cento dei residenti fra 0 e 2 anni al Sud al 17,5 al Centro, con la punta minima del 2,1 per cento in Calabria e massima del 27,3 per cento dell’Emilia Romagna.

Insomma, l’offerta sarebbe anche cresciuta, pur se in modo diseguale per il Paese. Ora è la domanda che perde colpi. “La verità è che ci sono persone che fanno fatica a sopportare il costo del servizio e che, nel caso di perdita del lavoro, scelgono di seguire personalmente la cura dei figli” dice Maria Cecilia Guerra. E aggiunge: “E’ fondamentale che invece questo servizio venga rilanciato e sostenuto, per diverse ragioni. In primo luogo, rilancerebbe a sua volta l’occupazione, che nel caso degli asili nido è per larga parte femminile. In secondo luogo, va ribadito con forza che la possibilità di conciliare lavoro e cura della famiglia passa inevitabilmente per il non smantellamento di questi servizi”.

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