Sono cinque milioni i nostri concittadini considerati dall’Istituto nazionale di statistica in una condizione di povertà assoluta. Vivono in un milione e settecentosettantottomila famiglie. L’incidenza della povertà assoluta nei suoi due indicatori di riferimento, quello relativo alle famiglie e quello relativo agli individui, tocca i due picchi massimi dall’avvio della serie storica nel 2005. Nel comunicato di presentazione pubblicato dall’Istat si legge che: “L’incidenza della povertà assoluta diminuisce all’aumentare dell’età della persona di riferimento. Il valore minimo, pari a 4,6 per cento, si registra infatti tra le famiglie con persona di riferimento ultra sessantaquattrenne, quello massimo tra le famiglie con persona di riferimento sotto i 35 anni, 9,6 per ccento”. In sostanza i giovani poveri sono la vera emergenza da affrontare. Siamo di fronte a una generazione di indigenti. Chi sa di meno guadagna di meno, e chi parte dalle fasce più basse della società ha più probabilità di diventare povero. Nel report si legge infatti che “nelle famiglie con persona di riferimento operaio, l’incidenza della povertà assoluta, 11,8 per cento, è più che doppia rispetto a quella delle famiglie con persona di riferimento ritirata dal lavoro, 4,2 per cento”. E ancora per quanto riguarda il titolo di studio: “Cresce rispetto al 2016 l’incidenza della povertà assoluta per le famiglie con persona di riferimento che ha conseguito al massimo la licenza elementare: dall’8,2 del 2016 si porta al 10,7 per cento. Le famiglie con persona di riferimento almeno diplomata, mostrano valori dell’incidenza molto più contenuti, pari al 3,6 per cento”.
Anche per quanto riguarda la povertà relativa i dati forniti dall’Istat non sono rassicuranti. Cresce anche la quota di “poveri relativi”. L’Istat certifica che per il 2017 riguarda “3 milioni 171 mila famiglie residenti” e “9 milioni 368 mila individui”.
Qui sotto il report integrale dell’Istat.
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